di Bruno Tassone, Coordinatore Auser Cultura Calabria
L’emergenza virus ha travolto il mondo intero, non escludendo la nostra organizzazione e le nostre attività.
Ci ha costretto a grandi sacrifici e ad avere spirito di adattamento, per continuare a segnare la nostra presenza e mantenere alta la bandiera dell’Auser.
Tutto ciò che è stato fatto, anche se meritorio e utile, è stato un’altra cosa, qualcosa molto diversa dagli anni precedenti: un esperimento, per sopravvivere, portato avanti con enorme fatica da parte di tutti.
Eravamo impreparati ed abbiamo dovuto imparare in fretta.
È cambiata la comunicazione, perciò doveva cambiare la programmazione. Questa percezione è stata immediata, ma non è servita, certamente, a farci abituare.
La didattica a distanza è entrata nei nostri locali e nelle case, mettendo in evidenza, con non curanza e cinismo, le diseguaglianze sociali ed economiche: non tutti hanno le stesse opportunità.
Se si considera che nelle videoconferenze tra persone chi utilizzano il digitale, era un continuo: “Non riesco ad entrare”, “Manca la linea”, “Ho dimenticato il link”, “La mail non l’ho ricevuta”, “Vi sento, ma non vi vedo”, “Mi vedete?” e così via, è facile immaginare cosa è costato mantenere i rapporti e dare continuità alla formazione.
Se poi si mette in conto che in Calabria il 46% delle famiglie non ha un computer e dai dati rilevati tra i frequentanti i nostri corsi, il 77% non sa usare i mezzi digitali, e la parte restante non va oltre la videoscrittura, non necessita un grande impegno, per capire le difficoltà affrontate.
Un plauso, quindi, va ai docenti, i quali, pur non avendo dimestichezza con la tecnologia, sono stati capaci di mettersi in gioco e di adeguare metodi comunicativi e didattici alle nuove necessita, affrontando, con disponibilità il mondo digitale, pur se, per alcuni, era la prima volta.
A tutti, dirigenti, docenti e associati è mancata la relazione sociale, su cui la nostra associazione basa tutte le sue attività. Rapporto umano che PC e tutti gli altri mezzi digitali non potranno mai garantire.
Quanto sostenuto dai sociologi che “comunicare a distanza” nella maggior parte dei casi si è catturati dagli aspetti “tecnici” e l’attenzione si riserva non alla relazione con gli altri, ma ai contenuti propagati, al contrario di quanto succede nella “normale” comunicazione, lo abbiamo capito a nostre spese.
Pertanto, a nostro modesto parere, con la “didattica a distanza”, non si raggiunge il top di quella relazione che garantisce la comunicazione in presenza, elemento essenziale del percorso formativo.
È evidente, però, che, nella situazione attuale, nessuna altra strada poteva considerarsi percorribile.
Comunque, in data 30 giugno, senza emozione e senza entusiasmo, forse con sollievo, si è concluso l’anno accademico 2019/2020, certamente, uno strano anno per tutti.
Una conclusione senza il solito tintinnare dei bicchieri, segno di unione e connessione.
Niente abbracci, né foto ricordo. Un arrivederci a settembre silenzioso.
Ora però, l’augurio è per una ripresa nella quasi “normalità”, per dare la possibilità a tutti, giovani e anziani, di vivere in modo sereno, come si ha diritto di vivere.